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La scelta di Sarr

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Talenti fra college e NBA, la promozione di Udine e il record di Messina

10 giorni fa

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La buona prestazione di Dame Sarr al Nike Hoop Summit, in mezzo a tanti ‘figli di’ (ottimo Boozer, buono Ariza, visto poco Anthony), segna probabilmente la fine del suo rapporto con il Barcellona, che aveva osteggiato questo suo viaggio a Portland per giocare con Team World contro i migliori liceali statunitensi. Il diciannovenne nato a Oderzo, già nel giro azzurro di Pozzecco, è nel mirino di tanti college, su tutti Illinois, che nell’era NIL possono pagare più di una squadra di Eurolega, ma teoricamente ha già l’età per dichiararsi per il draft NBA, dove però entrare dalla porta di servizio non sembra una buona idea. Meglio un anno di consolidamento, anche come immagine. Sarr non è comunque un buon esempio dell’impatto che la nuova NCAA avrà sulla pallacanestro italiana, così come non lo sarà Suigo: troppo forti, almeno in prospettiva. La realtà è che per un ragazzo italiano di fascia media, ben sotto alla loro, non ci sarà alcun tipo di convenienza a rimanere in Italia, meno che mai convenienza tecnica visto il rischio di sventolare asciugamani fino a 25 anni. Non la vediamo come una cattiva notizia, vorrà dire che gli Stati Uniti faranno il lavoro di perfezionamento al posto nostro che nemmeno ci dovremo inventare paisà dagli avi incerti.    

 

La certezza aritmetica del ritorno in Serie A1 dell’APU Udine è arrivata nella sfida al vertice vinta contro Rimini, missione compiuta per la squadra di Vertemati che in estate era uno dei due dream team della A2 (l’altro era Cantù) dati da quasi tutti in corsa per la promozione diretta, senza passare dai playoff. In realtà soltanto Alibegovic e compagni hanno dominato la stagione, grazie soprattutto alla loro fase offensiva, e così un club formalmente giovane, nato nel 2011, ha rinverdito i fasti della pallacanestro udinese legati a miti come Jim McDaniels, che a metà anni Settanta ci sembrò un marziano e Drazen Dalipagic, senza dimenticare Alibegovic padre, cioè Teo, protagonista nella promozione in A1 del 2000, e tanti altri nomi da brivido (Larry Wright, protagonista di un'altra promozione, può bastare?). Campioni che come i giocatori di oggi si esibivano al PalaCarnera: qualcuno ci vede un segnale negativo per lo sviluppo della pallacanestro italiana, ma che nel 2025 e con tutte le opportunità di oggi ci sia ancora un pubblico appassionato ci sembra in realtà una cosa bellissima.    

 

Traguardo importante per Ettore Messina, che con la vittoria dell’Olimpia Milano su una dignitosa Pistoia ha ottenuto la sua vittoria numero 500 in serie A, fra stagione regolare e playoff: 247 con la Virtus Bologna, 100 con la Benetton Treviso e 153 appunto con Milano. Fra poco il sorpasso su Rubini e Pancotto, a quota 501, l’anno prossimo quello su Tonino Zorzi a 525 e fra due quello su Recalcati a 546. Nessuno discute la storia di Messina e Armani non discute nemmeno il suo presente, a dispetto del nuovo fallimento in Eurolega, competizione a cui il Messina dirigente-allenatore si presentava con uno dei primissimi budget, in zona 40 milioni annui. Più che dal record Messina è probabilmente attirato dalla prospettiva di essere il traghettatore dell'Olimpia verso l'era NBA Europe o come si chiamerà il nuovo scenario post 2026 di élite continentale.

 

stefano@indiscreto.net

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