Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Il fratello di Diego è morto a poco più di un anno di distanza da lui. Che per un breve periodo accarezzò il sogno di averlo come compagno nel Napoli...
La morte di Hugo Maradona, a poco più di un anno da quella del fratello Diego, non è l’ennesimo pretesto per ricordare il più grande calciatore di sempre ma lo è invece per parlare di un eterno ragazzo come Hugo, trequartista di discrete qualità tecniche (aveva esordito diciassettenne nella Primera Division argentina, con la maglia dell’Argentinos Juniors che era stata di Diego, ed era stato nel giro delle nazionali giovanili) ma inevitabilmente schiacciato dalla pressione mediatica e popolare. Con un altro cognome avrebbe magari fatto la stessa carriera di onesto mestierante, fra Spagna, Sudamerica e soprattutto Giappone, ma si sarebbe almeno evitato un confronto insostenibile.
Che ebbe il suo periodo peggiore proprio in Italia, nella stagione 1987-88. Diego aveva appena trascinato il Napoli al suo primo scudetto ed aveva chiesto a Ferlaino e Moggi di far arrivare in Italia il diciottenne Hugo, con la speranza di averlo un giorno compagno nel Napoli. Il club aveva appena ingaggiato Careca ed il limite di stranieri era ancora fissato a due (peraltro nell’anno del primo scudetto Maradona era stato l’unico straniero del Napoli) rendeva impossibile l’operazione Hugo-Napoli.
Ma Diego insisteva e così per il quieto vivere Moggi, al momento solo consulente di Ferlaino e non ancora dirigente operativo del Napoli, dopo vari tentativi andati a vuoto con mezza serie A (aveva quasi convinto Anonetani a prenderlo al Pisa) coinvolse l’amico Costantino Rozzi, presidente dell’Ascoli allenato da Ilario Castagner. Hugo Maradona sarebbe stato acquistato dal Napoli, che lo avrebbe girato in prestito all’Ascoli, che come altro straniero aveva Walter Casagrande, sperando nell’apertura al terzo straniero e quindi in prospettiva di poter accontentare Diego. Per il disturbo Rozzi ebbe in prestito Carannante e Celestini.
Quell’Ascoli era una buona squadra: Pazzagli in porta, Destro e Paolo Benetti in difesa, Giovannelli e l’ex napoletano Celestini a centrocampo, Scarafoni e Casagrande di punta. Castagner non schierava il trequartista (poi si sarebbe ricreduto, mettendo Greco dietro agli attaccanti o all'attaccante) ed in ogni caso Hugo non sembrava pronto per la Serie A ipercompetitiva di quei tempi. In campionato giocò 13 spezzoni di partita, fra cui mezz’ora contro il Napoli con in campo Diego, più 6 in Coppa Italia, senza gol e senza guizzi. La stagione successiva l’Ascoli non lo volle nemmeno in prestito e Hugo se ne andò al Rayo Vallecano, dove avrebbe fatto leggermente meglio. Per il mondo rimarrà il fratello di Diego, per l’Italia una figurina di un calcio perduto.
Condividi
Link copiato