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Quattro milioni per l'Italia© Getty Images

Quattro milioni per l'Italia

L'Europeo delle azzurre di Soncin è finito in semifinale contro la fortissima Inghilterra, in maniera anche sfortunata. Ma il vero lascito di questa nazionale non sarà il pur storico piazzamento... 

 

2 giorni fa

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La migliore Italia femminile degli ultimi trent’anni ha sfiorato l’ennesima impresa, ma la finale dell’Europeo la giocherà l’Inghilterra. Che sulla carta era più forte in tutto, anche se alcune sue stelle, come la capitana Williamson, la Russo e la Stanway, sono sembrate normali a chi come noi del calcio femminile segue soltanto le grandi manifestazioni per nazionali.

Certo l’Inghilterra allenata da Sarina Wiegman, campione d’Europa e vicecampione del mondo in carica, rappresenta un’uscita di scena onorevole per il suo status e per il modo drammatico in cui il 2-1 è maturato. Con l’1-1 segnato dal futuro fenomeno Agyemang al sesto minuto di recupero, che ha pareggiato il gol della Bonansea al 33’, e per il 2-1 della Kelly, riprendendo il rigore parato dalla Giuliani, a un minuto dai calci di rigore.

Inutile, soprattutto per noi improvvisati cultori della nazionale di Soncin, fare analisi tattiche, criticare l’arbitro (se la Martincic fosse un uomo sarebbe stata linciata), o soffrire pensando alle occasioni perdute (il 2-0 che la Severini si è divorata a un metro dalla porta…), mentre sarà interessante osservare l’impatto di questa Italia sulle generazioni più giovani. Perché la realtà italiana, anche nel 2025 con le tesserate FIGC che in zona 50.000 sono dieci volte di più rispetto ai tempi della Morace (non bisogna nemmeno risalire a Betty Vignotto), è quella di ragazze che iniziano a giocare a calcio sulla spinta di un genitore, di solito il padre, appassionato, e quasi mai per una richiesta per così dire dal basso, o nella migliore delle ipotesi per emulazione di un'amica.

Se la distanza con l’Inghilterra squadra è sembrata minima, quella fra i movimenti è enorme: nella sola Inghilterra le giocatrici cosiddette ‘registered’, quindi anche quelle del sistema calcistico scolastico che da noi di fatto non esiste nemmeno per i maschi, sono due milioni e mezzo. Evidentemente tutte potenziali spettatrici, e future madri di spettatori, del calcio femminile di campionato, mentre la nazionale segue ovviamente altri binari, quelli che danno buoni ascolti anche a medaglie nel fioretto o nel curling.

Comunque sia, l’Italia delle donne ha vinto il campionato degli ascolti: la semifinale contro l’Inghilterra, trasmessa da Rai 1, è stata vista da 4.077.000 telespettatori, con uno share del 27,4%, che nei tempi supplementari è arrivato addirittura al 32,4%. Si riparte da qui, più che dal politicamente corretto e dai pistolotti sul professionismo: la passione vera, quella che fa sognare a una bambina di emulare la Cantore o la Oliviero, trascina tutto, le lezioncine dall’alto no. Quando la passione per il calcio femminile sarà diffusa, con un suo immaginario non derivato da quello dei maschi e suoi valori, le gente guarderà anche le partite di campionato.

stefano@indiscreto.net

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