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Negli anni si è utilizzato un infinità di volte il film del 1998 Sliding doors come metro di paragone per raccontare le infinite coincidenze che indirizzano la nostra vita. Salendo o meno sulla metropolitana, con le porte scorrevoli che le si chiudono in faccia o si riaprono per un soffio, Gwyneth Paltrow realizza due diversi scenari: in uno muore dopo aver trovato l'amore, nell'altro si salva. “Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola” ripetevano spesso nel film citando i Monty Python. “Nessuno si aspetta Basile Boli” si potrebbe modificarla, ripensando alla finale di Champions League giocata all'Olympiastadion di Monaco di Baviera il 26 maggio 1993 tra Milan e Olympique Marsiglia. Il primo trofeo internazionale di una squadra di club francese conquistato grazie al colpo di testa di un centrale difensivo che in estate era a un passo dal Pescara. Un vero trionfo di sliding doors. Dopo Monaco Boli è diventato un eroe per il Marsiglia, un simbolo, un monumento, ma durante Euro 1992 il tecnico pescarese Galeone e il diesse Marino sono avvistati a Stoccolma e sembrano in procinto di chiudere il suo acquisto. “Mai contattato” dichiarano al loro rientro in Italia, perché dopo aver visionato il colosso della nazionale francese contro la Svezia, gli hanno preferito il senegalese Mendy.
Boli si è messo in mostra in diretta su Italia 1 il 4 febbraio 1992, in un'amichevole contro l'Inter disputata nei pressi di Avignone: “Un giocatore che non disdegna le proiezioni d'attacco” avvisa Bruno Longhi nella sua telecronaca e al decimo minuto il centrale castiga i nerazzurri su azione da palla ferma. Forse non ci sono milanisti davanti alla tv. I giornali scrivono che “è decisissimo a venire in Italia” e addirittura Montezemolo, plenipotenziario juventino, gli ha messo gli occhi addosso. In estate preferisce il tedesco Kohler. Si dice che il presidente del Genoa Spinelli sia “solleticato all'idea di prendere Boli” scambiandolo con il brasiliano delle punizioni a tre dita Branco, ma il francese rimane una suggestione. Basile tenta pure di farla sporca per lasciare Marsiglia e dal ritiro della Francia fa trapelare la notizia che il suo presidente, Bernard Tapie, non paga gli stipendi da un paio di mesi. Il Berlusconi di Francia non la prende bene: “C'è un ritardo solo di pochi giorni, non sarà comportandosi in questo modo che Boli mi indurrà a dargli via libera”. Il Milan ha appena comprato dal Marsiglia il connazionale Papin, così Boli prova ad accattivarsi la dirigenza rossonera: “Non riesco proprio a capire come si potrà fermare una coppia formata da Papin e Van Basten” dichiara prima di una gara dei bleus, ma Galliani non ascolta. Purtroppo. Ignorato dal campionato più bello del mondo, Basile si consola disputando l'ennesima solidissima stagione con il Marsiglia pentacampione in Ligue 1. In Champions i suoi si giocano il primo posto che vale la finalissima in un girone a quattro con i Glasgow Rangers dell'ex rossonero Hateley.
Il 21 aprile 1993, all'ultima giornata, francesi e scozzesi sono appaiati a sette punti, ma al Marsiglia basterà vincere a Bruges per sfidare il Milan a Monaco di Baviera. Boli, Desailly, Durand, Pelè, Deschamps e Boksic sono diffidati e Raymond Goethals, l'allenatore dei transalpini, teme per la finale: “Se a Monaco mi mancano un paio di questi, sono rovinato”. Dopo due minuti segna l'attaccante croato, la partita è messa in ghiaccio e l'arbitro non estrae nessun giallo. Altra sliding door evitata. Grande vecchio del calcio francese, detto Raymond la Science dai suoi seguaci, Goethals non rinuncia mai a Boli, che in posizione di libero o stopper forma con il futuro rossonero Marcel Desailly una coppia di difensori straordinaria. “Pagherei qualsiasi cifra per andare a Monaco, trovare il Milan, marcare Papin” dichiara Boli prima della gara del 7 aprile contro i Rangers, ma a una settimana dalla finale è alle prese con una contrattura alla coscia destra. Recupererà in tempo? Credo che a trentatré anni di distanza dal suo gol, tutti o quasi sappiano la risposta. “Continuate a scrivere che siamo cotti: quelli del Marsiglia finiranno per crederci” scherza Gullit a qualche giorno dalla gara dell'Olympiastadion. Ma il grande assente della finale, per scelta tecnica di Capello che per la panchina gli preferisce l'ex di turno Papin, dalla tribuna non può contrastare lo stacco regale con cui al 43esimo Boli supera Seba Rossi, spegnendo le velleità degli stanchissimi rossoneri. Basile entra nel mito, ma si scopre che il Marsiglia ha combinato la gara di Ligue 1 del 22 aprile contro il Valenciennes per risparmiare energie in vista della finale. Nella bufera, l'Olympique non può raccogliere i frutti della vittoria in Champions, niente coppe per un anno, e Tapie è messo all'angolo: “Non escludo che debba liberarmi di alcuni giocatori, fatta eccezione di Boksic e Boli” dichiara le président mettendo sullo stesso piano la nuova stella e l'incarnazione della vittoria di Monaco. Ma sono solo proclami, il suo regno è finito. A novembre 1993 Boksic passa alla Lazio e promuove Basile: “Un esempio come uomo, un campione sul campo. In difesa è straordinario, è veloce e insuperabile” ma dopo averlo testato in tre amichevoli tra Argentina e Brasile del maggio 1994 – in biancoceleste, Boli segna al San Lorenzo – Zeman gli preferisce Chamot. Si dice lo vogliano Fiorentina, Napoli, Parma e di nuovo il Genoa, ma alla fine l'eroe dell'Olympiastadion è costretto a ripiegare sulla Scozia e passa ai Rangers. Dopo aver fatto il tedoforo per le Olimpiadi di Parigi 2024, è ricomparso su tutti i quotidiani francesi per aver dichiarato di tifare PSG in vista della finale di Champions di quest'anno. E l'ex compagno Di Meco si è arrabbiato: “Quando leggo quella cosa, mi viene il mal di testa, eh. Mi fa male”. Una posizione condivisa da molti supporter dell'Olympique, che come parecchi interisti nel 1993 preferiscono gufare gli acerrimi rivali. Tanto “nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola”. Né il nuovo Basile Boli.
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